Il settore agroalimentare è uno dei settori essenziali del paese ed i lavoratori continuano la produzione per assicurarsi che i supermercati sono riforniti in tempo con i beni di prima necessità. Ma siamo in un periodo quando si va a lavorare con paura per la propria salute, perché il coronavirus colpische indistintamente giovane o anziano, lavoratore o disoccupato, il Covid-19 non si ferma al portone dell'aziena, come non si ferma alla porta della propria casa, un nemico invisibile che si diffonde con una grande velocità.

 

Giustamente, si va a lavorare con paura, con la paura che non sai mai dov'è il pericolo e se entrato nell'azienda non torni a casa contagiato dal tuo collega asintomatico. Il lavoro dev'essere una fonte di guadagno e non una fonte di contagio. Ma si va a lavorare lo stesso, sperando che non succederà proprio a te, oltrettutto perché l'azienda rispetta tutto quello che prevede il Protocollo per il contrasto del Covid-19... Però davanti al pericolo ognuno reagisce diversamente e non in pochi valutano di più la propria salute e quella dei loro cari.

 

Per scoraggiare l'assenteismo e per incentivare i lavoratori, i datori di lavoro offrono premi di presenza collegati - appunto - alla presenza dei lavoratori negli stabilimenti nei mesi di emergenza. Il lavoratore non è più in pericolo così???

 

Ecco l'opinione della Flai Cgil Piemonte, espressa dal Segretario Generale, Denis Vayr, in un intervista rilasciata per il quotidiano "Corriere Torino" del 28/03/2020, in un'articolo firmato dal giornalista Andrea Rinaldi:

 

"Noi non siamo contro il lavoratore che viene premiato, ci mancherebbe, ma si deve lavorare in sicurezza. Se in queste condizioni un'azienda mette una premialità di questo tipo, un dipendente, anche se non è pienamente in salute, è più incentivato a recarsi al lavoro: ecco perché siamo contrari a questo tipo di premi."

 

 

(Admin, 30/03/2020)